Il giochino dell'isola deserta è un grande classico. Chi vive 'con e (anche) per' la musica non ci dorme la notte. Quali sono i miei 10 dischi da isola deserta? Leggete qui sotto e lo saprete.
Tom Waits - Franks Wild Years (1987)
Il mio artista preferito, il giocoliere per antonomasia, Tom Waits. Molti considerano
'Rain Dogs' il capolavoro dello Zio Tom (ed in effetti di capolavoro si tratta), ma io sulla mia isola mi porto 'Franks Wild Years' perchè se devo scegliere un solo disco del Genio, scelgo quello in cui egli indossa il maggior numero di maschere e qui
Tom passa con estrema naturalezza dalla canzone western ('Yesterday
is Here'), alla rhumba ('Straight To The Top' Rhumba), alla polka ('I'll
Be Gone'), allo swing ('Straight To The Top' Vegas) fino
alla classica ballata Waitsiana 'Cold Cold Ground', uno dei suoi pezzi
più belli in assoluto. C'è veramente di tutto in questo lavoro, ma su tutto io ho sempre amato due perle:
'Franks Theme', brano struggente dove Tom ulula alla luna suonando un
organo scassato, e quel capolavoro sconosciuto di 'Telephone
Call From Istambul' che, qualunque genere musicale sia o rappresenti,
è resa veramente splendida dal suo incedere claudicante e da quel banjo
obliquo suonato dal grande Marc Ribot. Il mio disco preferito di quello
che è senza dubbio uno dei più grandi geni musicali del
ventesimo secolo; se dovessi salvare dall'apocalisse la discografia di un solo artista, salverei quella di Tom Waits. |
Vinicio Capossela - Canzoni a Manovella (2000)
Dopo il mio artista preferito mi sembra opportuno segnalare il mio disco preferito in assoluto. Sarò breve: non ci sono parole per descrivere questo
disco: è un monumento (come 'Notte stellata' di Van Gogh per intenderci). |
Matthew Ryan - May Day (1997)
La prima volta che ascoltai questo disco
rimasi a bocca aperta. Mi resi subito conto di avere ascoltato quello
che ancora oggi reputo il più grande Songwriter americano degli ultimi 20 anni. Sconosciuto, sottovalutato e ignorato dai media, ma assolutamente
geniale. Ciò che continua a stupirmi ogni singola volta che metto
questo disco nel lettore (cioè circa una volta a settimana) non
è tanto la sequenza perfetta delle canzoni, ma il suono incredibile
che quest'uomo è riuscito ad ottenere per arrangiare i suoi pezzi. 'Chrome', 'Beautiful Fool', 'Guilty',
'Irrelevant', 'Dam', 'Railroaded', 'Comfort'
(praticamente tutte) rimarranno scolpite
nel tempo perchè sublimano lo struggimento interiore in feedback di chitarra. Il suono elettroacustico
di questo disco rimane una delle cose più belle che io abbia
ascoltato. Un disco ed un artista (anche i dischi successivi sono bellissimi)
assolutamente da conoscere. Tra l'altro in occasione del suo tour italiano del 2008 ho avuto il privilegio e l'onore di conoscerlo di persona (ho aperto il suo concerto di Bologna e poi sono andato un po' in giro con lui e Max Larocca) e devo dire che sotto il profilo umano Matthew è una persona splendida ed estremamente umile. Inoltre, vedendolo portare in giro le sue canzoni da solo con la chitarra mi sono infine convinto che lui è l'unico vero erede di Bob Dylan. Sentire per credere. |
Morphine - Cure For Pain (1993)
I Morphine sono probabilmente uno dei pochi
gruppi a poter vantare la reputazione di avere inventato un suono.
Basso bicorde, Sassofono, Batteria creano l'atmosfera per la voce profonda
di Mark Sandam ed il gioco è fatto. Se devo usare la parola genio
non ho certo paura ad usarla per Mark Sandman che in buona sostanza
era un genio nelle arti della sottrazione, dell'arrangiamento e della
scrittura. Dana Colley e Billy Conaway furono due compagni di viaggio
anch'essi unici dacchè, come è noto, l'essenzialità
richiede una dose di perfezione assoluta ed ogni tocco di batteria od
ogni nota di sax suonano protagonisti nel mondo dei Morphine. Nel caso
dei Morphine la mia scelta oscillava principalmente tra 'Cure For
Pain' e 'Yes' e alla fine ho scelto il primo solo perchè
mi pare leggermente più unitario, anche se sull'ipotetica isola
deserta mi potrei portare uno qualunque dei loro dischi in quanto sono
tutti di altissimo livello. Una menzione d'onore per uno dei pezzi più
belli che io abbia mai ascoltato: 'All Your Way' dal disco
'Yes'. |
Bob Dylan - Highway 61 Revisited (1965)
Scelta obbligata per uno dei dischi più
belli e rivoluzionari della nostra musica. Contiene classici senza tempo come 'Like A Rolling Stone', 'It Takes A Lot To Laugh, It Takes A train To Cry', 'Ballad Of A Thin Man', 'Just Like Tom Thumb's Blues', anche se la mia preferita è sicuramente 'Desolation Row'. Certo, se dovessi partire per l'isola e avessero finito le copie di Highway 61, potrei accontentarmi (si fa per dire, è sempre oro colato) di un Blonde on Blonde, di un Time Out Of Mind o di un The Times They Are a Changing. |
Neil Young - Sleeps With Angels (1994)
Tonight's The Night ha soggiornato nella mia Top 10 per anni, ma Sleeps With Angels era sempre in agguato. Nell'universo di Neil Young questi due dischi in realtà, sono talmente inscindibili da formare nella sostanza un disco doppio con il piccolo particolare che il secondo disco è uscito 19 anni dopo il primo. Non starò a dilungarmi sul valore dei due dischi o sulle motivazioni che li rendono così simili, sono sati versati fiumi di inchiostro su entrambi. Comunque, dovendone scegliere per forza uno, oggi sceglierei Sleeps With Angels perchè contiene Change Your Mind...su di un'isola deserta senza elettricità io non ci sto e Change Your Mind ne ha da vendere. |
Stevie Ray Vaughan - Texas Flood (1983)
Mai sentito suonare il blues così. Mai prima, mai dopo. Punto. |
Uncle Tupelo - March 16-20 1992 (1992)
Gli Uncle Tupelo hanno esordito del 1990 con
il folgorante 'No Depression', un disco che ha influenzato in maniera
determinante la scena indipendente americana degli anni novanta dando
il via al movimento che oggi va sotto il nome di 'Alternative Country'. Sono durati il tempo di 4 album, passando attraverso la fusione di punk e country dei primi due dischi, la musica acustica delle loro radici folk di 'March 16-20', per concludere con le sonorita più country-folk oriented di 'Anodyne'. 'No Depression' rappresenta l'inizio di tutto e, come il seguente 'Still Feel Gone', è la summa del loro suono: sezione ritmica potente, chitarre elettriche in dose massiccia per canzoni però fortemente legate alle radici folk americane in cui sono protagonisti anche il banjo, l'armonica e il violino. 'March 16-20 1992' li vede proporre in chiave acustica pezzi originali e traditional tra cui spicca una versione spettacolare (la migliore che io conosca) di 'Moonshiner', una delle canzoni folk più belle della tradizione americana interpretata tra gli altri anche da Bob Dylan (è su Bootleg Series 1-3). 'Moonshiner' mi ha fatto comprare la chitarra acustica e l'armonica anni fa, l'avrò ascoltata migliaglia di volte, ma ancora oggi ogni volta che l'ascolto o che la suono mi emoziono fortemente. Un disco bellissimo e indispensabile per chiunque sia un appassionato di folk, firmato da uno dei gruppi più importanti degli anni novanta. |
Van Morrison - Astral Weeks (1968)
Altro mostro sacro e altra scelta ardua. Sono tre i dischi di Van che amo alla follia: 'Into The Music', 'Saint Dominic's Preview' e, appunto, 'Astral Weeks'. Nella mia Top ten questi tre sono perfettamente interscambiabili: se lascio fuori 'Into The Music' mi devo mordere le mani per 'And The Healing Has Begun', se non prendo 'Saint Dominic's Preview' rimpiangerò 'Almost Independence Day', se tralascio 'Astral Weeks' mi dientico di 'Madame George'. Tutti e tre i dischi sono perfetti e contengono capolavori su capolavori, ma alla fine scelgo 'Astral Weeks' perchè è sicuramente il più innovativo e compatto; in una parola 'Astral Weeks' è immortale. E' un veramente un disco misticamente fuori dal tempo. |
Phish - A Live One (1995)
E' stato il primo disco dei Phish che ho
comprato ed è stato un disco fondamentale per la mia formazione musicale.
Questo disco mi ha aperto gli occhi per il modo in cui la musica viene
concepita, cioè come pura libertà: libertà di inventare, improvvisare
e allungare i brani a piacere attraverso continue invenzioni senza restrizioni
di sorta. Contiene brani indimenticabili come "Harry Hood (15 mins), "You Enjoy Myself" (22 mins), "Stash" (12 mins), "Slave ToThe Traffic Light" (12 mins), ma anche canzoni 'normali' ugualmente coinvolgenti come "Bouncing Around The Room". Per chi conosce i Grateful Dead, la più famosa Jam Band di sempre, il concetto è chiaro: si prende una canzone da un disco di studio e la si allunga all'inverosimile usandola come spunto per dare libero sfogo alla propria immaginazione. I Grateful Dead hanno inventato questo concetto alla fine degli anni 60 e ora i Phish sono qui per proseguire la strada intrapresa dai loro predecessori. Da buoni alunni però i Phish hanno, a mio parere superato i maestri, perchè a differenza dei Dead, i Phish usano la Jam come punto di partenza e non come punto di arrivo. Mi spiego: mentre i Dead allungavano i brani nel vero senso della parola, i Phish li costruiscono attraverso crescendo, pause, controtempi e quant'altro, badando al significato che ogni singolo assolo assume nel contesto generale, e non, come nel caso dei Dead, per la valenza che esso può avere preso singolarmente. Per quanto mi riguarda il miglior Live di sempre (con il 'Live at Leeds' degli Who). |
Fuori dai dieci, ovvero i diretti inseguitori...
Nirvana - Nevermind
Fabrizio De Andrè - Le Nuvole
Pavement - Crooked Rain, Crooked Rain
Radiohead - OK Computer
Son Volt - Straightaways
Lou Reed - New York
Nick Drake - Pink Moon
Jimi Hendrix - Are You Experienced
The Who - Live At Leeds
Randy Newman - Songbook Vol. 1
Leonard Cohen - Songs Of
Chuck E. Weiss - Extremely Cool
John Fahey - The Legend Of Blind Joe Death
Chris Whitley - Dirt Floor
Primus - Frizzle Fry
Elliott Smith - Either/Or