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UbbaFile Under:
Mondo CrudelePubblicato:
04/01/2009 17:11 E’ iniziata più o meno così…ho chiamato il mio amico Ross al telefono e:
“Olà, bella Ross. Senti, quest’anno ho deciso che voglio fare un’esperimento sociologico: voglio andare a vedere il cinepanettone, mi accompagni per favore?”
“No, Ubba, ti prego no! Tutto, ma il cinepanettone no!”
“Devi guardarlo da un punto di vista scientifico Ross…è un esperimento, ci dobbiamo mimetizzare tra i Sapiens per capirne usi e costumi capisci?”
“Ho capito Ubba, ma il cinepanettone no, ti prego!”
Due ore dopo eravamo a casa mia, pronti ad uscire per andare ad assistere al triste spettacolo dell’italiano medio al cinema (dell’italiano medio NEL cinema). Premetto che né io né Ross siamo mai andati al cinema a vedere un cinepanettone e quindi questa è stata la prima, indimenticabile, esperienza. L’idea di base era quella di avere un contatto diretto con gli spettatori di questi film, mi interessava capire quando e come ridono, chi sono realmente, se fanno casino durante il film, se tengono i cellulari accesi etc…uno studio sociologico in piena regola insomma, da pubblicarsi in futuro su qualche rivista scientifica di rilievo internazionale.
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Come tutti saprete, la prima regola da attuare per studiare un ambiente è evitare di interferire con esso (la cosa pare sia effettivamente irrealizzabile…dannato principio di indeterminazione di Heisenberg). Comunque, proprio per questo motivo, io e Ross siamo stati costretti a scegliere un travestimento, una sorta di tuta mimetica che ci permettesse di entrare con i Sapiens in sala senza essere notati. La prima scelta è stata, come è ovvio, quella di travestirsi da pop corn... |
...ma a Ross non piace il sale...
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...quindi ecco che abbiamo optato per la seconda scelta travestendoci da canditi; scelta ideale per un cinepanettone. Aguzzando la vista è possibile distinguere Ross al centro della fetta travestito da candito all'arancia e Ubba nella parte alta del panettone sezionato che si delizia dell'allegra compagnia di un'affascinante uvetta. Sicuri dunque di passare inosservati tra gli spettatori del cinepanettone, ci siamo tuffati anima e corpo nell’impresa e siamo fieri qui, sull’ubbasito, di rendere pubblici i risultati ottenuti:
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- risate: il pubblico ride molto, anzi, si sganascia vieppiù, si ribalta, partecipa affatto sornione.
- numero di spettatori: sala piena. Giusto così, non stiamo mica guardando un filmetto tipo “L’Assassino di Jesse James per mano del codardo Robert Ford” (6 spettatori all’Odeon qui a Bologna, tra cui io, Mic e Marcella). Il cinepanettone è vero cinema, orsù!
- cellulari: tutti (o quasi) assolutamente accesi. Durante la proiezione la tizia alla mia sinistra ha risposto due volte al cellulare. La spettatrice alla destra di Ross, invece, ha continuato a inviare/ricevere messaggi dall’inizio alla fine (quando non si interrogava con la sua vicina sul significato di certe battute…vedi sotto). Tra l’altro gli ultimi cellulari in commercio hanno una retroilluminazione pazzesca; il che significa che quando vengono accesi al buio diventano delle vere e proprie spade laser ultrafotoniche.
- età del pubblico: dai bambini agli anziani. Molte le famigliole mamma/papà + figli grandi/piccoli. Si segnalano ovviamente gruppi di ggggiovani, la maggior parte dei quali vestiti in modo moltomoltomolto (cioè) trendy (cioè).
- chiacchiericcio in sottofondo: irrilevante, la gente fa molto più casino durante un film “serio”, dacchè anche lì avremo oltre ai cellulari i commenti fuori luogo della gente che si sta annoiando. Durante la proiezione del cinepanettone invece l’attenzione è molto alta. E’ una sorta di trance collettiva che verte sul principio dell’identificazione.
- generi di conforto: molti ed enormi. Si và dalla Coca Cola Jumbo, al super Hot Dog per arrivare al megabicchierone di cartone stracolmo di popcorn.
Insomma, a quanto pare, il cinepanettone prende l’italiano medio e lo porta via per due ore dai suoi problemi giocando con lui e rappresentandolo infine assai bene (questo non rende i cinepanettoni ascrivibili alla categoria del “buon cinema”, anzi). Per fare un esempio banale in questo “Natale a Rio” De Sica impersona il solito becero ignorante col pensiero fisso (indovinate cosa) ed è affiancato da un personaggio che parla in modo forbito: questo dà adito ad indimenticabili (eh, come no!) gags in cui il “colto” parla e “il becero” non capisce, anzi spesso travisa. Ora, incredibile, ma vero, ogni volta che c’era una gag di questo tipo le due tizie al fianco di Ross si interrogavano su cosa volesse dire “il colto”. Un esempio:
Il colto – “Rimembri caro mio, repetita iuvant”
Il becero – “Guardi, la prego di non insultarmi”
Seguono risate del pubblico, e poi le due tizie di fianco a Ross:
Tizia n°1 – che ha detto quello?
Tizia n°2 – Boh, Repeta Juve! Non so…
Quindi, in definitiva, c’è da chiedersi: De Sica rappresenta l’italiano medio o una forzatura dello stesso? In realtà non lo so e, per non rischiare, non voglio sapere la risposta.
Tornando al film, in alcuni momenti è effettivamente divertente e lo dico senza vergogna alcuna. L’apporto di Fabio De Luigi (sempre bravo e divertente è protagonista di una storia totalmente indipendente da quella in cui è coinvolto De Sica) serve a sdoganare metà della pellicola dagli assalti di volgarità di second’ordine cui sono ascrivibili molte delle battute relative alla storia legata al personaggio di De Sica. L’apoteosi trash la raggiungono i due figliocci di papà con l’indimenticabile battuta “e adesso, dopo un mare di gnocca ci aspetta un oceano di pugnette”…complimenti agli sceneggiatori, Ubba e Ross ringraziano: sapevamo che i soldi per il biglietto erano ben spesi!
Ad uscita sala comunque il pubblico è soddisfatto e felice di avere visto un bel film natalizio (?); i sani valori “figa/soldi”, valori tipicamente natalizi, hanno trovato anche quest’anno un ottima rappresentazione al cinema.
Io e Ross ce ne torniamo a casa, quasi commossi per la meravigliosa esperienza appena vissuta.
Ross inoltre è felice, anzi raggiante, mentre smette gli abiti da candito e ritorna ad indossare i suoi vestiti dal taglio più classico.
Ubba invece è soddisfatto perché è entrato nel ventre del mostro e ne è uscito vivo.
Insomma, siamo tutti felici. Giusto così, in fondo è Natale.