Nel caso di questo "There Will Be Blood" mi sembra opportuno sprecare il termine Capolavoro con la C maiuscola. Un film veramente devastante, cinema purissimo (i primi 15 minuti sono cinema immortale), una sceneggiatura strepitosa con Plainview che diventa uno dei personaggi cinematografici più imponenti di sempre (al pari di un Quinlain o di un Kane). La solitudine, ma ancora prima della solitudine, l'ossessione e l'odio di un uomo, interpretati da un Daniel Day Lewis che è difficile non definire uno dei più grandi attori del cinema moderno. Regia perfetta (con alcuni movimenti di macchina davvero pregevoli), musiche ossessive come il martellare delle macchine nei pozzi petroliferi. Questo film rappresenta l'america ed in particolare un certo modo di essere americani; la competizione, la brama assoluta di conquista, la tenacia che sfocia in ossessione sono tutti sentimenti fortemente legati all’america dei pionieri. Un capolavoro assoluto.

Lieve e al contempo profondo e impegnato, immaginifico e crudo. Disegni stupendi. In una sola parola: straordinario.

Devo dire che la prima volta che ho visto questo film non ne sono rimasto particolarmente colpito. In particolare non mi sembrava un film in tipico stile Coen, ed in effetti non lo è affatto in quanto manca l'ironia e il tocco surreale dei fratelloni. Dunque mi era sì piaciuto, ma non troppo. Lo trovai un ottimo film, ma estremamente calligrafico (fedele al libro), a tal punto da offuscare il tocco dei Coen, pur riconoscendo che il film in sé era di buon livello.
Alla seconda visione invece ho dovuto aggiustare verso l’alto il mio voto (da 7,5 a 9), forse perchè, sapendo cosa aspettarmi, non sono rimasto spiazzato come la prima volta. Ho invece apprezzato il film per quello che è: un western spoglio e duro come pochi, quasi un capolavoro, sicuramente un film immenso. E' come il deserto: non c'è perdono e si muore in silenzio (l’assenza della colonna sonora è una scelta geniale).

I capolavori dell’animazione sono a completo appannaggio della Pixar: Monsters & Co (irraggiungibile) e Ratatouille sono le due pietre miliari del genere. In generale i film d’animazione della Pixar sono perfettamente distinguibili dagli altri sia per la straordinaria perizia tecnica (grafica sempre all’avanguardia) che per la sceneggiatura, mai banale o eccessivamente sdolcinata/buonista. Tra i “non Pixar” sino ad oggi si era segnalato solo l’ottimo “Monster House”: grafica buona, sceneggiatura ottima. Quest’anno invece, signore e signori, la Disney si riscatta (mettendo da parte la melassa appiccicosa che troppo spesso caratterizza(va) i film Disney) con il supercane “Bolt”.
“Bolt” è un film divertente ed intelligente, con personaggi indovinati e gags a raffica.
Sono indimenticabili i piccioni, ma soprattutto il criceto Rhino (chiuso costantemente in una palla di plastica) cui viene affidata una delle battute migliori degli ultimi anni:
BOLT - la missione è rischiosa
RHINO - io ho una palla!

In Bruges colpisce per l’eleganza formale, lo ammetto. D’altra parte mi considero anche un esteta della settima arte, perciò un film come questo non può non piacermi: fotografia eccellente, regia ottima, sceneggiatura precisa. Già dai primi minuti è chiaro come il destino di tutti i personaggi sia inevitabilmente segnato…ecco dunque che “In Bruges” si dipana come una struggente (ma raffinatissima) ballata su un gruppo di personaggi destinati ad una inevitabile sconfitta (soprattutto morale).

Chiariamo subito una cosa: io adoro Wes Anderson. La sua poetica del surreale, l’angolazione con cui descrive situazioni e personaggi è una delle cose più belle del cinema degli ultimi 10 anni. “Rushmore” e “I Tenenbaum” avevano già segnalato al mondo il talento di questo strano regista; “il Treno per Darjeeling” è una graditissima conferma.
Wes Anderson può risultare spiazzante; se non avete mai visto uno dei suoi film, la prima volta che vi troverete seduti in sala di fronte ad una delle sue opere state sicuri che non saprete bene quando, come e SE ridere…questo è lo strano e meraviglioso mondo di Wes Anderson e per arrivarci vi sarà sufficiente prendere il Treno per Darjeeling.

L’intreccio poliziesco passa in secondo piano in questo film, che è in primo luogo un grande affresco sulle dinamiche familiari. Due fratelli e un padre messi alla prova. Girato benissimo, sceneggiatura ottima (bellissima l’evoluzione dei personaggi laddove il cinema moderno ci ha troppo spesso abituati a personaggi statici) attori perfetti e una scena (il piano-sequenza dell’inseguimento) straordinaria. File Under: poliziesco di grande spessore.

Ed ecco il Chaplin del 2000. Ad un primo tempo al limite della perfezione assoluta si contrappone una seconda frazione che risente di un calo di tensione e di qualità del soggetto. Animazione straordinaria (anche se Ratatouille mi era sembrato superiore) che conferma la Pixar la migliore casa di produzione del settore animazione.

Guillermo del Toro firma il secondo film sull’eroe dei fumetti creato da Mike Mignola. Se il primo episodio era poco più di un action movie fracassone, questa seconda parte si dimostra una vera e propria avventura che ha per protagonisti un bel gruppetto di Freaks che farebbe invidia al miglior Tim Burton. Burtoniani sono i personaggi (fuori posto in un mondo che li vede/vuole diversi), burtoniane sono le ambientazioni e il mondo in cui tutta la storia è immersa. Un film d’avventura fantasioso e, a tratti, poetico. Che G. Del Toro fosse un toro di razza (pardon…cavallo di razza) lo si era comunque già capito con lo splendido “Il Labirinto Del Fauno”.

Nomini il diavolo e spuntano le corna: Tim Burton si aggiudica la decima posizione di questa top 10 con un musical tenebroso e grottesco. Un bellissimo film…e tenete presente che io di solito odio i musical!